sabato 20 ottobre 2007

Una scomoda morte



Vivere in cerca di un' immagine, per far capire alla gente ciò che le parole non possono spiegare.

Questo cercava di fare il reporter giapponese, ucciso dai militari durante gli sontri in Birmania.

La fotografia non gli è riuscita, ma per fortuna il suo messaggio è arrivato in maniera ancora più forte.

Il video della sua morte vale più di mille fotografie, è il segnale di come un tentativo di censura possa diventare simbolo della lotta.

Una battaglia che grazie agli odierni mezzi di comunicazione si sposta da confini nazionali, arrivando ad uno scenario globale.

Tutti devono prendere coscienza degli aspetti reali di una dittatura, in particolar modo se comandata da un 'oligarchia militare.

Abbattere l' isolamento in cui la Birmania è confinata significherebbe sferrare un colpo importante alla regime.

Ed è per questo motivo che ho deciso di commentare il video.

Il violento movimento di censura da parte dei militari rappresenta un preistorico tentativo di coprire una verità ormai evidente.

Il tempo in cui distanza era sinonimo di sconosciuto è finito da un pezzo.

L' onnipresenza dei media ed in particolare di internet garantisce una pluralità d'informazioni, in contrasto con ogni tentativo di occultare la realtà.

Il video, rappresenta una sorta di meta-comunicazione, uno strumento comunicativo all' interno di un altro.

In questo modo la fotografia, cercata dall' inviato giapponese, trova nel filmato una sorta di amplificatore.

Il video acquista allora la valenza di un testamento, che tutti possono divulgare, rendendo il messaggio del fotografo più vivo che mai.

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