lunedì 28 gennaio 2008

Arriva «Air» e ci porta oltre il «Web 2.0»

Adobe Integrated Runtime darà la possibilità di usare Internet come una scrivania su cui trovare applicazioni

Come spesso accade nell’universo dei bit c’è chi l’ha definita una rivoluzione copernicana. L’ennesima nel Web. Enfasi, naturalmente, anche se Air, acronimo di Adobe Integrated Runtime, si presenta con molte novità e con una filosofia diversa. Soprattutto rispetto al Web 2.0, ovvero alla possibilità di usare internet come una scrivania virtuale sulla quale trovare tutte le applicazioni utili - dai programmi di scrittura ai fogli elettronici, dai database ai software multimediali - senza scaricare il software sul proprio computer ma usando il browser. Air, invece, manda in pensione i software di navigazione e velocizza molto il collegamento alla rete per utilizzare più applicazioni. In altre parole con Air, che si installa rapidamente come se fosse un piccolo e invisibile sistema operativo, si impiegano programmi molto leggeri che agiscono contemporaneamente sulla Rete e sul computer velocizzando le operazioni e, ameno sulla carta, evitando i rallentamenti e gli inconvenienti che inevitabilmente i cyber navigatori devono affrontare utilizzando Explorer, Safari, Opera, Firefox e così via.
ANCORA IN FASE BETA - Air è ancora in fase Beta (la terza), cioè non è un software definitivo (lo sarà a gennaio) e dunque potrebbe contenere alcuni bug, però funziona già bene, è stabile e si scarica gratuitamente nelle versioni per Windows e Macintosh all’indirizzo http://labs.adobe.com/technologies/air. Dopo averlo installato si possono provare alcuni software di esempio all’indirizzo http://labs.adobe.com/technologies/air/samples ma anche divertirsi con applicazioni un po’ più complesse scaricando il software allo stesso indirizzo . Una volta salvati sul computer i programmi, quasi sempre molto leggeri, si può dimenticare il browser e scegliere le applicazioni preferite. Air, grazie a un triplice motore interno, collega il software presente sul pc a Internet in modo rapido e invisibile.
LE APPLICAZIONI DISPONIBILI - Tra le applicazioni da segnalare un sistema per cercare i film migliori, una radio online, un sistema per visualizzare mappe satellitari e un player per il Podcast capace di scaricare musica ed effetti sonori dalla Rete. In arrivo anche una nuova versione di AirPhone, un telefonino del tutto simile nell’aspetto all’iPhone di Apple per telefonare dal cyberspazio. Insomma, grazie ad Air gli applicativi non risiedono più su Internet come nel Web 2.0 e allo stesso tempo non affliggono il sistema rallentandolo o occupando troppo spazio del disco fisso. Con il sistema di Adobe, società famosa nel mondo per produrre Photoshop il migliore software fotografico, il registro del sistema e le librerie restano pulite anche quando si decide di cancellare applicazioni o disinstallare il sistema stesso. Una buona notizia, soprattutto per gli utilizzatori di Windows.

Da Corriere.it
Marco Gasperetti
31/12/2007

giovedì 24 gennaio 2008

Tele2 Denunciata

È arrivata la prima denuncia italiana per una questione che sta gonfiando di polemiche la rete internazionale: alcuni provider riescono a limitare la possibilità di peer to peer (scambio di musica, film, programmi pirati) ai propri utenti Adsl. Nello specifico, Tele2 è stata appena denunciata dall'associazione dei consumatori Aduc all'Antitrust, per pubblicità ingannevole. Il motivo è che Tele2 non informa gli utenti dei limiti che pone sul traffico peer to peer e anzi- segnala Aduc- scrive sul sito, alla sezione Domande e Risposte, che "l'accesso ad Internet è senza limiti di traffico e di consumo" e che "le nostre offerte Adsl non pongono comunque alcuna limitazione al traffico".Il punto è che gran parte del traffico internet italiano e mondiale è generato dai programmi peer to peer, come eMule e Bittorrent; la banda disponibile è un bene limitato e se ci sono alcuni utenti (una minoranza, secondo Tele2) che la spremono a fondo per scaricare file in grande quantità, tutti gli utenti rischiano di navigare lenti. Come quando una stradina viene invasa da camion: viene intasata.Resta tuttavia, il sospetto che dietro ci siano interessi più grandi con in prima fila le case discografiche.

martedì 22 gennaio 2008

L’ ultima ruota d’ Europa ?

La crescita economica italiana è inferiore alla media dell’Euro-zona, le analisi riguardanti il biennio 2007-2008 ci proiettano all’ ultimo posto.


«Nel 2008 la crescita economica dell’ Italia sarà la più bassa nell' Eurozona».Questo il chiaro e duro monito del presidente Joaquin Almunia. I dati elaborati dalla commissione Ue non lasciano dubbi, l’ Italia si appresta a divenire il fanalino di coda tra le big d’Europa.Le “previsioni d’autunno” dell’ organismo europeo riportano che nel 2007 il Pil italiano crescerà dell'1,9%, rallentando all'1,4% nel 2008.La zona euro, invece avrà un tasso medio di crescita pari al 2,6% nel 2007, per poi scendere al 2,2% l’anno seguente.Il divario è in parte spiegato dalla mancanza di competività dell’ Italia in settori chiave. Imprese sotto il controllo estero detengono ormai una quota importante delle attività nazionali: compagnie telefoniche, elettrodomestici, supermercati, informatica e così via.La strategia dei grandi gruppi internazionali è quella di collocare le attività produttive in paesi a costi ridotti, per poi insediarsi nelle imprese commerciali avviate.In questo modo cercano di assicurarsi il controllo dei mercati nei paesi sviluppati.A tutto questo fa fronte l’indebolimento della struttura industriale italiana.La cui causa sta soprattutto nella composizione, caratterizzata prevalentemente da piccole e medie imprese.Le quali sono attive in settori soggetti ad una spietata concorrenza globale. L’avvento del mercato cinese ne è l’esempio più concreto. In questi anni così, si nota come l’ azienda italiana abbia avuto paura di crescere. Al posto di manager preparati si è preferita una logica famigliare, per non correre il rischio di perdere il controllo societario.I dati riportano che nel settore industriale il 90% delle ditte è formato da meno di dieci componenti.La grande impresa, al contrario è presente in poche unità e manca di dinamismo. I gruppi italiani, oltre a perdere sempre più potere nel panorma nazionale, hanno un’ incidenza del solo 6% sul fatturato delle compagnie multinazionali, rispetto al 35% e 23% di francesi e tedeschi.In alcuni campi poi , come l’informatica, vedi Olivetti, aziende che competevano a livello internazionale sono del tutto sparite.Per non parlare delle imprese pubbliche, con il caso Alitalia sotto gli occhi di tutti. La compagnia aerea di bandiera è in vendita da più di 11 mesi, perdendo in media 2 milioni al giorno per un totale di 500.Alla base di tutte queste problematiche vi è una carenza di investimenti nelle persone.I nostri laureati sono la metà in confronto allo standard europeo, mentre gli anni di scolarità superano di poco la media mondiale, attestata su valori piuttosto bassi.In Italia il sistema istruzione-formazione, finalizzato alla ricerca del lavoro, funziona male.Per risanare l’ economia bisogna investire nella ricerca, nello sviluppo, nel capitale umano, basi fondamentali anche per il rilancio industriale.L’ esempio della Fiat non deve cadere nel vuoto.


sabato 19 gennaio 2008

Cina, le 2 facce della medaglia

Disparità sociale e degrado ambientale rischiano di bloccare la crescita cinese.

Nel corso degli ultimi due decenni, l’economia cinese ha conosciuto una crescita senza precedenti. Il gigante asiatico a partire dal 1978, anno d’inizio delle riforme economiche, ha avuto un rapido processo di evoluzione, con una progressiva integrazione nello scenario economico mondiale.L’aspetto sorprendente di questo trend sta nel fatto che il paese sia riuscito a mantenere ritmi sostenuti per un arco di tempo molto lungo, nonostante una popolazione estremamente numerosa.In vent’anni la Repubblica popolare ha avuto un tasso annuo medio di crescita del PIL superiore all' 8%.Punto di forza di questo sviluppo è sicuramente l’export per l’unione Europea, che ha raggiunto i 100 miliardi di Euro, con un aumento del 36,9% rispetto all’anno precedente.I beni d’esportazione che hanno contribuito alla forte crescita, (abbigliamento, giocattoli ed altri prodotti di semplice fattura), sono sempre più sostituiti da quelli tecnologici, appartenenti ai settori dell'informatica, dell'elettronica e delle telecomunicazioni.Un motivo dello spostamento del high-tech verso l’Asia sta nel fatto che la Cina sforni 500.000 ingegneri all’anno (un milione secondo altre fonti) contro i 75.000 delle università statunitensi.Tuttavia, è doveroso segnalare, come il gigante asiatico ancor oggi presenti gravi controversie irrisolte.Alle zone costiere, maggiormente sviluppate e con un PIL elevato, si contrappongono quelle interne e più occidentali, ancora caratterizzate da uno sviluppo limitato. Il gap tra redditi urbani e redditi rurali è altissmo. Ad aggravare la situazione vi è la corruzione che imperversa nelle campagne.Gli abusi compiuti dai governanti locali, a vantaggio di imprese industriali e delle città, sono ormai un’ usanza consolidata.Alcune analisi riportano che circa 40 milioni di contadini sono stati espulsi dalla loro terra per costruire fabbriche o per usi residenziali. Spaventoso è poi il dato secondo cui 180 milioni di cinesi vivono sotto la soglia minima di povertà, molti dei quali con meno di un dollaro al giorno. I problemi, però non riguardano solo le zone rurali, ma anche le grandi metropoli industrializzate.Il prezzo per l’impetuoso sviluppo economico viene pagato sotto-forma di un crescente degrado ambientale: 10 delle 20 città più inquinate al mondo sono cinesi.La Cina è inoltre, la maggior prodruttrice al mondo di CO2 con un valore annuo di 6,2 mld a fronte del 5,8 statunitense.Il tutto pùò essere riassunto in un numero: 750.000 morti l’anno a causa dello smog.Le due facce del “miracolo cinese” devono, allora portare ad una riflessione profonda.La spinta economica non può rimanere fine a se stessa, ma deve essere il traino per una evoluzione culturale e sociale.La vera sfida della Cina è appena iniziata.


giovedì 17 gennaio 2008

Global o no Global?

La globalizzazione è la soluzione ai mali del mondo o è la fonte di tutti i guai? Il dibattito su vantaggi e svantaggi della logica global resta più che mai aperto.I sostenitori affermano che la globalizzazione è un potente strumento di progresso.
L’ universo della comunicazione e dell’ economia, in quest’ era, è stato fortemente influenzato dalle novità tecnologiche.Le modalità operative e molti aspetti culturali, sono stati così rivoluzionati. Nell’economia globale per non essere tagliati fuori si ha una spinta sempre più importante a migliorare il livello di professionalità. Lo scopo è quello di accrescere la competività del sistema produttivo nazionale.Un'occasione quindi di crescita sia dal punto di vista economico che sociale, a patto che le popolazioni rispettino precise regole.Alcune indagini sostengono poi che la crescita economica avrà un ritmo molto più elevato nei paesi poveri rispetto a quelli ricchi, diminuendo il divario tra i diversi stati.
Il previsto boom economico dovrebbe portare nell'area del benessere il doppio delle persone rispetto alla quota odierna.Con la diffusione del benessere, si auspica una diminuzione del tasso di natalità e della crescita incontrollata della popolazione mondiale.I critici, tuttavia non concordano con queste tesi sostenendo che la globalizzazione avrebbe l’effetto opposto, ovvero accrescere il divario tra gli stati ricchi e quelli poveri.A loro prova riportano il dato che solo il 15% della popolazione mondiale gode dei benefici di questo processo, mentre il restante 85% ne subisce i danni.Un esempio è la necessità di diminuire i costi di produzione, favorendo la meccanizzazione di molti processi.In questo modo si ha un aumento della disoccupazione dove il settore terziario non ha solide basi.Il problema perciò, induce molti cittadini degli stati poveri a emigrare in quelli più ricchi.Questi emigranti, che spesso sono poco scolarizzati e non sempre capaci di integrarsi nel nuovo sistema, finiscono per rimanere ai margini della società.Oltre ad un problema sociale i critici evidenziano anche timori a livello geo-politico.La maggiore preoccupazione è che con il venir meno dell' “ombrello protettivo” di due superpotenze , Stati Uniti e Unione Sovietica, il mondo tenda ad una conflittualità sempre più aperta.In questa realtà, la facilità di scambi, punto chiave del processo di globalizzazione, può rappresentare un grave pericolo.Diventa semplice la diffusione non solo di fenomeni positivi, ma anche negativi, quali il terrorismo.Per rispondere alla domanda iniziale, possiamo allora concludere che la globalizzazione è solo uno strumento.Nuove oppurtinità di sviluppo, o distanze sempre più profonde dipenderanno dalle scelte future dei popoli.

martedì 15 gennaio 2008

MacBook Air

Steve Jobs l'ha sfilato lentamente da una busta gialla da documenti, sul tipo di quelle che si usano alla posta. Non ha resistito a fare un po' il gigione ma poi con orgoglio ha mostrato al pubblico del MacWorld 2008 il "notebook più sottile al mondo": il Macbook Air. Subito le misure, estreme secondo quelle che erano le attese della vigilia: alto da un minimo di 0,4 centimetri a un massimo di 1,9, un chilo e trecento grammi di peso, tutto in alluminio, con lo schermo da 13.3 pollici a led, tastiera retrolluminata, webcam incorporata e il trackpad multi-touch che ha quasi le stesse funzioni di quello dell'iPhone.Il nuovo portatile di casa Apple, che verrà venduto a partire da 1699 dollari, nasce senza lettore ottico incorporato. Il superdrive si potrà acquistare separatamente a 89 euro.Insomma, Apple conquista la scena con la sua specialità: innovare.

giovedì 10 gennaio 2008

Un Immigrato a casa

Intervista ad un lavoratore cinese, che al contrario delle solite credenze si dimostra molto aperto e “chiaccherone”.
Takumi Gojo è Cinese ha 50 anni, 30 dei quali passati nel nostro paese, più precisamente a Roma. L’ Italia ormai è diventata casa sua. Qui ha trovato un’ottima accoglienza ed un lavoro, gestisce infatti , un emporio in zona Ottavia. Nel nostro incontro, in modo molto disponibile, ci parla di immigrazione, del suo inserimento nella realtà italiana e del rapporto spesso difficile che le comunità cinesi hanno con gli italiani.
Perché è venuto in Italia?
All’ età di vent’anni su consiglio dei miei genitori mi sono trasferito a Roma, dove un mio zio gestiva un’attività.Avendo questo aiuto, avviarmi al lavoro è stato molto più semplice, mentre nel mio paese non avevo grosse opportunià.La mia famiglia era piuttosto povera, e solo grazie a grandi sacrifici nel 1976 dopo un’estenuante viaggio sono riuscito a trasferirmi.
Qual è stato il suo primo impatto con l’Italia?
All’inizio è stato molto difficile soprattutto per via della lingua, problema che ho superato grazie all’aiuto di alcuni miei connazionali. Non è stato affatto facile, tuttavia abituarsi anche ad una mentalità molto più aperta ed “occidentale” rispetto a quella chiusa e provinciale di noi cinesi.
E’ stato difficile avere il permesso di soggiorno?
Quando sono arrivato io era più facile ottenerlo. Eravamo in pochi, oggi invece, gli extracomunitari sono tanti, forse troppi, e i tempi si sono allungati di molto. Per avere il permesso di soggiorno ci vogliono dei mesi.Ho avuto la fortuna di arrivare in Italia in un momento davvero favorevole, penso che in quel periodo l’Italia avesse bisogno di immigrati.
Possiamo definire buono il suo rapporto con le istituzioni italiane e gli uffici pubblici?
Si, ho inoltrato le richieste e fornito le certificazioni necessarie rivolgendomi all’ufficio immigrazione. In questi anni non ho mai riscontrato grossi problemi, se non quelli legati alle procedure burocratiche.Certo è importante arrivare in Italia con un minimo di basi, senza documenti e senza soldi la situazione si fa più complicata, ma questo è un problema che riguarda tutti i paesi.
Lei crede che le difficoltà degli immigrati ad integrarsi dipendano dall’eccessiva diffidenza dei cittadini italiani?
Purtroppo questo pregiudizio esiste ed è il frutto di una troppo superficiale generalizzazione. È vero che ora, rispetto a quando sono arrivato in Italia, c’è una quantità notevolmente maggiore di immigrati.Alcuni di loro non trovando lavoro si danno alla delinquenza, ma queste persone, per lo più clandestini, rappresentano solo una minuscola percentuale.
Le comunità cinesi che vivono in Italia spesso si mostrano chiuse e non propense all’ integrazione, cosa ne pensa?
Sì dispiace dirlo, ma corrisponde a verità. Fino a qualche anno fa eravamo così pochi che non ci si poteva neanche considerare una comunità. Oggi, invece più di mezzo milione di cinesi vive in Italia. Fra questi circa l’80% proviene dalle regioni rurali, con un livello di istruzione molto basso, non adeguato alla nuova realtà. Una volta arrivati qui, continuano a frequentare solo i nostri connazionali, non imparando neanche l’italiano. Vivono in Italia, ma è come se fossero ancora in Cina.

sabato 5 gennaio 2008

L'ultimo Harry Potter

E' partito il conto alla rovescia. Allo scoccare della mezzanotte del 4 gennaio si ripeterà ancora una volta la magia di Harry Potter. Dopo l'ultimo rintocco, nella notte tra venerdì e sabato, sarà infatti possibile acquistare nelle librerie italiane Harry Potter e i doni della morte , settimo e ultimo volume della saga firmata da J.K. Rowling. I fan sono pronti a fare le ore piccole pur di essere tra i primi ad avere tra le mani una copia del volume.I giovani lettori si divertono a scegliere tra le tante librerie che nella notte tra il 4 e il 5 gennaio rimarranno aperte in occasione dell'uscita dell'ultimo romanzo. Uno sforzo straordinario, giustificato dal clamoroso successo italiano della saga: basta pensare che i sei capitoli precedenti hanno venduto sette milioni di copie.Sono 65 le lingue nelle quali sono stati tradotti i romanzi di Harry Potter, in tutto il mondo sono 325 i milioni di copie vendute dai primi sei romanzi. Harry Potter è così il terzo libro più venduto dall'invenzione della stampa a caratteri mobili dopo la Bibbia (tre miliardi di copie) e il Libretto rosso di Mao (un miliardo).

venerdì 4 gennaio 2008

Dakar annullata

Addio Dakar: proprio alla vigilia della partenza la corsa maledetta è stata cancellata. Un annullamento clamoroso - è la prima volta dal 1979 a oggi - arrivato non per il motivo che molti auspicavano (l'anacronistica pericolosità della gara) ma per problemi di sicurezza.Quella che una volta si chiamava Parigi-Dakar, nome abbandonato perché i francesi non volevano più nulla a che fare con la gara al punto da impedire che si partisse da Parigi, è stata infatti bloccata per il rischio attentati. Un rischio, secondo diverse polizie locali, trasformatosi in certezza: le segnalazioni circa possibili attentati in preparazione lungo il percorso di gara hanno trovato più di una conferma. D'altra parte la Dakar doveva attraversare diversi Paesi islamici dove negli ultimi mesi l'estremismo ha colpito con particolare durezza tutti i simboli occidentali .

martedì 1 gennaio 2008

Inizio col botto

1 morto e 500 feriti questo è il bilancio per i festeggiamenti del capodanno.La tragedia è avvenuta nel napoletano dove un uomo di 30 anni è stato ucciso da un colpo di pistola, mentre era in casa sua.Un bambino, invece versa in gravi condizioni a seguito di un colpo ricevuto alla testa, nel casertano.Tra le regioni più colpite compare la Campania, con Napoli in prima fila, dove si sono registrati 85 feriti.Numerosi incidenti vi son stati anche nel Lazio, in particolare a Roma con 36 persone rimaste infortunate.I numeri più che ad una festa sembrano un bollettino di guerra.Ogni anno si ripetono le stesse scene, momenti di festa tramutati per disattenzione in dolore,discorso a parte è poi per chi spara con pistole o fucili, in questi casi non si tratta di negligenza, ma veri e propri esempi di criminalità.Le raccomandazioni e le precauzioni, come al solito non sono servite, vi è bisogno di un impegno maggiore da parte delle istituzioni.Un codice di regolamentazione più severo, accompagnato da una campagna di sensibilizzazione possono essere valide idee.Un intero anno è a disposizione, per far sì che le stesse immagini non si ripetano nel 2009