sabato 19 gennaio 2008

Cina, le 2 facce della medaglia

Disparità sociale e degrado ambientale rischiano di bloccare la crescita cinese.

Nel corso degli ultimi due decenni, l’economia cinese ha conosciuto una crescita senza precedenti. Il gigante asiatico a partire dal 1978, anno d’inizio delle riforme economiche, ha avuto un rapido processo di evoluzione, con una progressiva integrazione nello scenario economico mondiale.L’aspetto sorprendente di questo trend sta nel fatto che il paese sia riuscito a mantenere ritmi sostenuti per un arco di tempo molto lungo, nonostante una popolazione estremamente numerosa.In vent’anni la Repubblica popolare ha avuto un tasso annuo medio di crescita del PIL superiore all' 8%.Punto di forza di questo sviluppo è sicuramente l’export per l’unione Europea, che ha raggiunto i 100 miliardi di Euro, con un aumento del 36,9% rispetto all’anno precedente.I beni d’esportazione che hanno contribuito alla forte crescita, (abbigliamento, giocattoli ed altri prodotti di semplice fattura), sono sempre più sostituiti da quelli tecnologici, appartenenti ai settori dell'informatica, dell'elettronica e delle telecomunicazioni.Un motivo dello spostamento del high-tech verso l’Asia sta nel fatto che la Cina sforni 500.000 ingegneri all’anno (un milione secondo altre fonti) contro i 75.000 delle università statunitensi.Tuttavia, è doveroso segnalare, come il gigante asiatico ancor oggi presenti gravi controversie irrisolte.Alle zone costiere, maggiormente sviluppate e con un PIL elevato, si contrappongono quelle interne e più occidentali, ancora caratterizzate da uno sviluppo limitato. Il gap tra redditi urbani e redditi rurali è altissmo. Ad aggravare la situazione vi è la corruzione che imperversa nelle campagne.Gli abusi compiuti dai governanti locali, a vantaggio di imprese industriali e delle città, sono ormai un’ usanza consolidata.Alcune analisi riportano che circa 40 milioni di contadini sono stati espulsi dalla loro terra per costruire fabbriche o per usi residenziali. Spaventoso è poi il dato secondo cui 180 milioni di cinesi vivono sotto la soglia minima di povertà, molti dei quali con meno di un dollaro al giorno. I problemi, però non riguardano solo le zone rurali, ma anche le grandi metropoli industrializzate.Il prezzo per l’impetuoso sviluppo economico viene pagato sotto-forma di un crescente degrado ambientale: 10 delle 20 città più inquinate al mondo sono cinesi.La Cina è inoltre, la maggior prodruttrice al mondo di CO2 con un valore annuo di 6,2 mld a fronte del 5,8 statunitense.Il tutto pùò essere riassunto in un numero: 750.000 morti l’anno a causa dello smog.Le due facce del “miracolo cinese” devono, allora portare ad una riflessione profonda.La spinta economica non può rimanere fine a se stessa, ma deve essere il traino per una evoluzione culturale e sociale.La vera sfida della Cina è appena iniziata.


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