giovedì 14 febbraio 2008

Un triste anniversario

Sono già quattro anni. Marco Pantani, detto il Pirata, il corridore più popolare del ciclismo moderno, veniva trovato senza vita il 14 febbraio 2004 in una stanza del residence Le Rose di Rimini.Solo e disperato come può essere un uomo depresso e schiavo della cocaina. Neanche i suoi genitori, in vacanza in Grecia, sapevano che era nascosto lì.

A 34 anni, dopo aver toccato una popolarità travolgente, e aver vinto nello stesso anno (1998) Giro d'Italia e Tour de France, si vedeva finito.Al capolinea. Schiacciato dai nemici, quelli che cinque anni prima, dopo la tappa di Madonna di Campiglio, lo avevano fatto scendere per sempre dalla sua bicicletta. Ematocrito troppo alto.«Mi sono rialzato, dopo tanti infortuni e sono tornato a correre . Questa volta rialzarsi sarà molto difficile».Disse all'uscita dell' albergo, scortato dai carabinieri.

Quasi un milione di persone lo aspettava sulla strada che portava al traguardo dell'Aprica. Una giornata surreale. Una specie di incubo. I tifosi erano ammutoliti. Increduli. Quasi tutti capirono che un sogno erano finito. Che quel ragazzo dalle mille vite aveva concluso la sua avventura.

Eh sì, perchè prima delle vittorie, la sorte non era stata affatto generosa con il pirata di Cesenatico.Esploso nel 94 col secondo posto al giro d'Italia, l'anno seguente Pantani venne investito da un'automobile durante la Milano-Torino, incidente che gli provocò la frattura in due punti di una gamba e il rischio di una prematura interruzione dell'attività agonistica.Tornato a correre nel 1997 un nuovo incidente lo costrinse al ritiro.Poi arrivò il 98 e la doppietta storica, Tour e Giro.Sportivo Italiano dell' anno.Un paese intero ai suoi piedi.

Il sogno, però non durò nemmeno un anno. La mattina del 5 giugno del 1999 a Madonna di Campiglio , quando era al comando del Giro con parecchi minuti di vantaggio sul secondo in classifica e con ben quattro tappe già vinte, un contollo antidoping lo costrinse al ritiro.Di qui iniziò la caduta senza fine del pirata.Nel 2000 vi furono gli ultimi acuti della sua carriera, con la vittoria di due tappe al tour de france.

Ma erano episodi, scatti d'orgoglio. Poi Marco tornava nel suo silenzio, sinonimo di depressione. Un'altra fuga, diversa da quelle che ci aveva abituato, senza applausi o incitamenti. Per questo, quando l'hanno trovato morto, non tutti si sono sorpresi. In fondo si sapeva che buttava male.

La mattina del 15 aprile 2004, la Gazzetta dello Sport titolò a tutta pagina "Se n'è andato", con sotto la foto di un corridore in maglia gialla, voltato di spalle.Il nome non serviva. Quella schiena era la solita che sulle grandi salite d'europa aveva emozionato milioni di persone.


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